Le trappole per ciclisti cominciano ad apparire sulle piste ciclabili e sulle strade.
L’animosità verso chi di noi pratica il ciclismo è tornata alla ribalta. Come se non bastasse con le trappole di montagna, tristemente famose da anni, ora è il turno delle piste ciclabili e delle strade, come abbiamo appreso proprio nei giorni scorsi attraverso un evento avvenuto nella Comunità di Madrid.
Cosa vogliono? Ovviamente ferito. Ciò che non è chiaro è se le persone che si impegnano in queste pratiche siano realmente consapevoli degli incidenti causati e delle conseguenti conseguenze che potrebbero avere. Negli ultimi anni abbiamo tutti visto le ferite provocate al collo di numerose persone bikers che si sono imbattuti in cavi o fili spinati mentre pedalavano in montagna. Non avete pensato che in futuro uno di quei bikers potrebbe essere tuo figlio?
E sembra che la 'moda' delle trappole si stia ormai spostando anche su strade e piste ciclabili frequentate soprattutto dai ciclisti su strada. Ciò è accaduto di recente su una nota pista ciclabile nel sud della Comunità di Madrid. Pista ciclabile, tra l'altro, completamente separata dal traffico automobilistico. Vale a dire che andando in giro non diamo fastidio a nessuno, il che non sembra essere un impedimento a piantare una fila di chiodi a terra in vari punti strategici del percorso, cosa difficile da evitare e pericolosa se si guidare in gruppo.
Per non parlare del sempre più frequenti bottiglie rotte e vetri sparsi, guarda caso, nei punti di accesso al cosiddetto Anello Ciclabile Verde che circonda la capitale e, attenzione, non è percorsa solo da 'fan della lycra' come noi, ma anche da famiglie e bambini, soprattutto nei fine settimana, con il pericolo che questo comporta. Una circostanza che sembra non trovare posto nelle teste “pensanti” che perpetrano questi eventi, per così dire.
Ciò che è chiaro è che Con l’aumento negli ultimi anni della pratica del ciclismo, sia esso di montagna, su strada o urbano, è cresciuto anche l’odio verso i ciclisti da parte di alcuni settori della società.. Si giustificano dicendo che distruggiamo i sentieri, che non viaggiamo bene sulla strada o che non rispettiamo le regole della circolazione stradale in città... comportamenti che, in effetti, si riscontrano all'interno del gruppo ciclistico e che sono totalmente riprovevoli e denunciabili. Ma questo non giustifica, in ogni caso, che si cerchi di finirci attraverso la corsia preferenziale. È come se decidessimo di sabotare l'auto del vicino che regolarmente salta uno stop o non rispetta le strisce pedonali... sarebbe sproporzionato, no?
Si tratta insomma di un conflitto difficile da risolvere e che richiede innanzitutto la denuncia dei fatti alle autorità competenti. Ma, soprattutto, per a Un lungo processo di sensibilizzazione ed educazione, a tutti i livelli, che riesce a scacciare l'idea che le strade pubbliche siano proprietà esclusiva dei veicoli a motore. Ultimo ma non meno importante, rispetto ed empatia. Mettersi nei panni dell'altro, come in tutte le situazioni della vita, aiuta molto.
Autore: Víctor Marcos, Comunicazione e RRSS Bikefriendly
Immagini: Todomountainbike.net, José Luis Vega, @xavierMTB